Nuovo quaderno pubblicato: San Cristofaro cinocefalo

Il CSB di Catanzaro ha pubblicato un nuovo quaderno dedicato a Raoul Elia: San Cristofaro cinocefalo, una ricerca su una curiosità della storia dell’arte poco conosciuta ma che permette di aprire uno spiraglio su un mondo ormai lontano, ma nemmeno tanto, come potrete leggere fra le pagine del quaderno.

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Ed ecco il link…

SAN CRISTOFARO CINOCEFALO

Feriae romane puntata 32: I Volturnalia

Ben ritrovati.
Nuova puntata e nuova festività della Roma antica sui vostri schermi: i Volturnalia.

I Volturnalia erano festività dedicate nell’antica Roma al dio Vulturnus o Volturnus e si svolgevano il 27 di Agosto (e si, siamo ancora un po’ indietro, cercheremo di rifarci).

Il dio Tiberino, personificazione del fiume Tevere (con la cornucopia, simbolo di abbondanza)
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Feriae romanae puntata 25: I Lucaria

Ben ritrovati.

Dopo una settimana di pausa, legata ad impegni di lavoro, ritornano le ferie romane del mese di Luglio con una festa antica e abbastanza oscura: i Lucaria.

19 luglio – LUCARIA –
Festa celebrata il 19 e il 21 luglio, detta anche “Lucane”. Celebrazione dedicata ai boschi sacri.

Le Lucarie probabilmente vennero istituite per celebrare le divinità dei boschi, dato che lucus significa bosco (si intende “bosco sacro”, dato che i Romani chiamavano lucus solo un ‘area verde ospitante un’entità soprannaturale, oppure se resi sacri da un rituale compiuto dai sacerdoti). Il significato originale del rituale doveva essere oscuro già all’epoca di Varrone (metà I secolo a.C.), che lo omette nella sua lista delle feste (Varrone, De lingua latina 6.3). Secondo una versione, la festa sarebbe legata al fatto che i boschi, dopo la durissima disfatta subìta dai Romani ad opera dei Galli il 18 luglio del 390 a.C. nella piana solcata dall’Allia, avrebebro consentito a numerosi superstiti di scampare al massacro. Così afferma, ad esempio, Verrio Flacco (in Festo): Lucaria festa in luco colebant Romani, qui permagnus inter viam Salariam et Tiberim fuit, pro eo, quod victi e Gallis fugientes e praelio ibi se occultaverint. In seguito a questa sconfitta Roma fu espugnata dai Galli Senoni di Brenno e subì un disastroso saccheggio. La data del 18 luglio, il dies Alliensis, fu sempre considerata infausta dai Romani, anche perché, allo stesso giorno un’altra tradizione assegnava l’eccidio dei Fabî al fiumicello Cremera, avvenuto nel 477 a. C.. Secondo questa interpretazione, le Lucarie sottolineavano il ruolo positivo dei fuggitivi imboscati nelle selve intorno alla via Salaria, i quali poterono contribuire alla riorganizzazione dell’esercito e alla rapida riconquista della città e quindi l’aiuto degli dei dei boschi ai Romani in difficoltà. Successivamente, però, i Romani avrebbero collegato i Lucaria ad un bosco in particolare, quello situato a nord di Roma, tra la via Salaria e il Tevere; sarebbe solamente questo il bosco in cui si sarebbero rifugiati i sopra citati fuggitivi.
Secondo un’altra interpretazione, però, la festa sarebbe invece dedicata genericamente a tutti i boschi e alle divinità boschive, in primis alla Dea Lucae, patrona dei boschi. Il rito farebbe riferimento a quei gruppi di alberi lasciati intatti dopo il disboscamento di un’area boschiva (il lucus è uno spazio sacro, per eccellenza dedicato a divinità della natura non antropizzata, a volte a semplici divinità minori sconosciute), necessario all’antropizzazione e all’urbanizzazione del territorio ma di fatto grave violazione dei “diritti” delle divinità che vi risiedono e che devono essere placate (anche per questo venivano conservati alcuni alberi). bosco. I Romani, infatti, distinguevano, come accennato più sopra, i boschi in tre categorie: sacri, divinizzati e profani. Sacri erano quelli in cui abitava un numen, quelli divinizzati erano tali perché sacralizzati dai sacerdoti a seguito di un evento portentoso avvenuto in quel luogo, profani tutti gli altri.
Secondo Ovidio (Ovid., Fast., II, 67), infine, la festa era consacrata all’asilo che Romolo avrebbe fondato nei pressi del Tevere. A conferma di ciò, si ricorda che secondo lo storico Lucio Calpurnio Pisone, l’Asilo era posto sotto la protezione del non diversamente individuabile dio Lucoris, nome evidentemente foggiato a partire dalla parola lucus, come da silva deriva Silvanus. Secondo le ricerche archeologiche e altre fonti antiche, però, l’Asylum sarebbe da collocarsi nell’odierna piazza del Campidoglio e non dovrebbe avere a che fare col Lucus della via Salaria.

In quanto alla Dea Lucae, di essa non vi sono altre tracce; forse è stata assorbita dalla Dea Diana, detta anche Lucina, il cui tempio si conserva oggi a Roma sotto la chiesa dei SS. Apostoli. Ma più probabilmente questa è un’altra operazione di “ret-con”, giocata sull’assonanza Luca/Lucina.

A. Bocklin, Idillio, 1875,

La festa

Della celebrazione vera e propria si sa poco.
Le fonti parrebbero sostenere che i sacerdoti addetti ai luci si recassero con il popolo in processione e, dopo preghiere e benedizioni, staccassero i rami fronzuti dagli alberi consegnandoli al popolo accorso insieme ad un ramo secco raccolto da terra. Il ramo fronzuto veniva poi esposto nelle case, mentre quello secco veniva bruciato nelle cucine, forse per cuocere un pane particolare, anche se non ve ne è certezza già nelle fonti antiche.
Inoltre pare si appendessero nastri e ghirlande nel bosco e nei templi e la gente si cingesse il capo con ghirlande di foglie e fiori. Inoltre, in quel giorno, i romani si portavano dietro cibi e bevande da consumare nei boschi. Una piccola parte di quel cibo, così come del vino, si offriva alla divinità locale lasciandolo cadere a terra. Prima del tramonto del sole si abbandonava il bosco per tornare alle case.
Una menzione di Macrobio (Macr., Saturnalia 1.4.15) sembra suggerire che la festa iniziasse di notte e continuasse il giorno successivo. Georg Wissowa (G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 432 segg.) sostiene che potrebbe essere stato collegato ai Neptunalia, che si svolgevano il 23 luglio, in occasione dei quali venivano costruite capanne frondose, chiamate umbre, come ripari per proteggersi dal caldo sole estivo, ma l’ipotesi rimane senza giustificazioni.

Curiosità

Gli antichi romani avevano questo motto: “lucus a non lucendo” (lucus deriva dal non lucere), cioè: il bosco si chiama così perché non ha luce.
Recentemente I Lucaria sono stati rievocati dalla Soprintendenza Archeologica di Roma, con eventi e spettacoli ambientati nell’area archeologica di Crustumerium, ad una quindicina di chilometri da Roma, oltre Settebagni, che, secondo le fonti antiche, corrisponderebbe al bacino idrico dell’Allia.

Bibliografia

Turchi N., «Lucarie», in Grande dizionario enciclopedico, fondato da Pietro Fedele, seconda edizione, Vol. VII (IM-LUL), Torino: UTET, 1958, p. 1128
Mancini G., «LUCARIE», in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Vol. XXI (Leu-Malb), 1934
«Lucaria» , in Luigi Castiglioni, Scevola Mariotti, Vocabolario della lingua latina: IL: latino italiano- italiano-latino; redatto con la collaborazione di Arturo Brambilla e Gaspare Campagna, IV ed. a cura di Pergiorgio Parroni, Torino: Loescher, 2007
Weinberger G., «Lucaria» in Dizionario epigr. di ant. romane, di E. De Ruggiero, III, 1922, p. 52 ss.

Dupon F., 1993, Daily Life in Ancient Rome, Blackwell Publishing, p. 202.
Stara-Tedde G., 1905, I boschi sacri dell’antica Roma, in Bull. della Comm. arch. comunale, 1905, p. 189 segg.;
Vaccai G., 1927, Le feste di Roma antica, 2ª ed., Torino, p. 151 seg.
Warde Fowler W., 1899, The Roman festivals of the periodo of the republic, Londra.

Feriae romanae puntata 24: CAPROTINIA parte 2

Seconda puntata dedicata alla festa misconosciuta del mese di luglio. In qwuesta puntata approfitteremo della festa per approfondire il discorso sulla divinità conosciuta come Iuno, strettamente connessa alle Nonae Caprotinae di cui si parlerà più sotto, e sui suoi aspetti.

Statua di Giunone Sospita o Caprotina. Calco in gesso da originale nei Musei vaticani, Museo Pushkin
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Feriae romanae puntata 23: CAPROTINIA parte 1

I Caprotinia, o Nonae Caprotinae, erano una festa dalla difficile determinazione. In parte sovrapponibile (o sovrapposta?) al Poplifugium, pare fosse tutta declinata al femminile, come quelle narrate negli articoli precedenti. Entrambe le festività erano festeggiati fra il 5 e il 7 luglio, le Caprotinae non solo a Roma ma in tutto il Lazio. Le caprotinae erano, pare, una festa in onore delle schiave, tanto è vero che la festa era anche detta ancillarum feriae. vediamo, fra questo e il prossimo articolo, di raccogliere le idee e dare qualche delucidazione, ammesso che, dopo tanti secoli, sia possibile venire a capo di questa sovrapposizione.

Resti della Regia. Sailko Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license. (Wikimedia Commons)
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Feriae romanae puntata 22: I Matralia

Ben ritrovati. Giugno si appresta a lasciarci ad un Luglio che si preannuncia caldo, almeno come temperature. Prima di lasciare il mese caro a Giunone, però, c’è ancora una festa dedicata ad una dea ch caratterizza il calendario romano: i Matralia, una festa dell’antica Roma dedicata alla dea Mater Matuta, Dea del mattino e del’aurora e quindi del nascere degli uomini e delle cose assimilabile, secondo alcuni commentatori, alla divinità greca Ino-Leucotea.

Statuina di Mater Matuta del II secolo, ritrovata a Welwyn Grange, nello Hertfordshire in Inghilterra
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